Olafur Eliasson, Your uncertain shadow (colour), 2010, HMI lamps (green, orange, blue, magenta), glass, aluminium, transformers, dimensions variable. Photo: María del Pilar García Ayensa / Studio Olafur Eliasson. Thyssen-Bornemisza Art Contemporary Collection, Vienna © 2010 Olafur Eliasson

Olafur Eliasson e la Tate Modern. Una mostra, due consacrazioni

Venghino Signori, venghino, nel tempio dell’arte contemporanea. Se fossimo nell’antica Grecia sarebbe dedicato alla dea Atena, ma nel XXI secolo la Tate Modern è uno dei templi più importanti dell’Arte Contemporanea, e la mostra Olafur Eliasson: in real life ne è la prova. Un’esposizione che può essere realizzata solo in determinati musei – infatti dal 14 febbraio al 21 giugno 2020 sarà la volta del Guggenheim Museum di Bilbao – e con, ovviamente, budget di un certo livello. Ma in realtà, anche se sono passati più di 15 anni, sembra che l’artista danese non abbia mai lasciato la Tate Modern, perché la sua installazione The weather project nel 2003 alla Turbine Hall è leggenda, anzi storia.

Così la mostra curata da Mark Godfrey, Senior Curator, International Art, ed Emma Lewis, Assistant curator, con la stretta collaborazione dello Studio Olafur Eliasson non solo ripercorre la carriera e produzione artistica dell’artista, ma delinea l’evoluzione della ricerca, della sperimentazione, degli interessi e delle battaglie che ha compiuto negli anni.

Olafur Eliasson, Stardust particle, 2014, Stainless steel, translucent mirror-filter glass, wire, motor, spotlight, diameter 170 cm. Installation view: Tate Modern, London, 2019. Photo: Anders Sune Berg. Tate Collection © 2014 Olafur Eliasson
Olafur Eliasson, Stardust particle, 2014, Stainless steel, translucent mirror-filter glass, wire, motor, spotlight, diameter 170 cm. Installation view: Tate Modern, London, 2019. Photo: Anders Sune Berg. Tate Collection © 2014 Olafur Eliasson

Le forme geometriche

Basti vedere tutti i modelli che accompagnano l’ingresso del visitatore in mostra per capire come la forma geometrica abbia avuto un ruolo importante nella sua evoluzione artistica. Nella Model Room è così possibile vedere 450 modelli, prototipi e studi geometrici di varie dimensioni realizzati da Eliasson in collaborazione anche con l’artista islandese, matematico e architetto Einar Thorsteinn (1942–2015).

Olafur Eliasson in collaboration with Einar Thorsteinn, Model room, 2003, wood table with steel legs, mixed media models, maquettes, prototypes, dimension variable. Installation view: Tate Modern, London. Photo: Anders Sune Berg. Moderna Museet, Stockholm. Purchase 2015 funded by The Anna-Stina Malmborg and Gunnar Höglund Foundation © 2003 Olafur Eliasson
Olafur Eliasson in collaboration with Einar Thorsteinn, Model room, 2003, wood table with steel legs, mixed media models, maquettes, prototypes, dimension variable. Installation view: Tate Modern, London. Photo: Anders Sune Berg. Moderna Museet, Stockholm. Purchase 2015 funded by The Anna-Stina Malmborg and Gunnar Höglund Foundation © 2003 Olafur Eliasson

L’emergenza climatica

Ma è l’emergenza climatica il messaggio di molte delle sue opere. Per chi non dovesse ricordarsi Ice Watch, l’installazione di ghiaccio glaciale della Groenlandia allestita lo scorso anno a Londra e davanti alla sede europea di Bloomberg, con lo scopo di aumentare la consapevolezza dell’emergenza climatica, vengono presentate in mostra fotografie che ritraggono performers ma anche gente comune, approcciarsi ai blocchi. Siamo abituati a vedere foto del prima e del dopo di tante trasformazioni, ma quando riguarda la natura e la modifica quasi totale di un paesaggio restiamo scioccati. Così vedendo gli stessi ghiacciai fotografati prima nel 1999, e poi nel 2019, capiamo ancora una volta purtroppo di come il cambiamento climatico sia una realtà sempre più evidente e impellente.

Olafur Eliasson and Minik Rosing, Ice Watch, 2014, blocks of glacial ice, dimensions variable Supported by Bloomberg. Installation: Bankside, outside Tate Modern, 2018. Photo: Charlie Forgham Bailey © 2018 Olafur Eliasson and Minik Rosing
Olafur Eliasson and Minik Rosing, Ice Watch, 2014, blocks of glacial ice, dimensions variable Supported by Bloomberg. Installation: Bankside, outside Tate Modern, 2018. Photo: Charlie Forgham Bailey © 2018 Olafur Eliasson and Minik Rosing

Perdersi nella nebbia

E poi…la nebbia…Sì perché rientra nel percorso espositivo l’installazione Din blinde passager: ossia un corridoio lungo 39 metri– ed è qui che a mio giudizio il museo trova la sua consacrazione – dove il visitatore, istruito prima da un’assistente di sala, percorre un lungo spazio perdendosi in una sostanza atossica che ricrea la sensazione e percezione della nebbia che passa dall’arancione, al giallo e poi al bianco. Così il visitatore si abbandona, accompagnato dal dubbio e dall’incertezza, all’esperienza artistica ed emotiva, in cui le altre persone diventano sagome informi che vagano vicino. Un eccellente esempio di dialogo tra il museo e il genio creativo di un artista, poi se quest’ultimo è Olafur Eliasson l’esperienza è imperdibile.

Olafur Eliasson, Din blinde passager (Your blind passenger), 2010, Fluorescent lamps, monofrequency lamps (yellow), fog machine, ventilator, wood, aluminium, steel, fabric, plastic sheet. Dimensions variable. Installation view: Tate Modern, London, 2019. Photo: Anders Sune Berg. Courtesy of the artist; neugerriemschneider, Berlin; Tanya Bonakdar Gallery, New York / Los Angeles © 2010 Olafur Eliasson
Olafur Eliasson, Din blinde passager (Your blind passenger), 2010, Fluorescent lamps, monofrequency lamps (yellow), fog machine, ventilator, wood, aluminium, steel, fabric, plastic sheet. Dimensions variable. Installation view: Tate Modern, London, 2019. Photo: Anders Sune Berg. Courtesy of the artist; neugerriemschneider, Berlin; Tanya Bonakdar Gallery, New York / Los Angeles © 2010 Olafur Eliasson

Frammenti di luce

L’opera Your spiral view è la sublimazione della sperimentazione delle forme geometriche a cui vengono applicate superfici specchiate e illusioni ottiche. Così, in quello che può ricordare uno Stargate dinamico, si vede lo studio della frammentazione e del dinamismo.

Olafur Eliasson, Your spiral view, 2002, Stainless-steel mirror, steel, 320 x 320 x 800 cm Installation view: Tate Modern, London, 2019. Photo: Anders Sune Berg. Boros Collection, Berlin © 2002 Olafur Eliasson
Olafur Eliasson, Your spiral view, 2002, Stainless-steel mirror, steel, 320 x 320 x 800 cm Installation view: Tate Modern, London, 2019. Photo: Anders Sune Berg. Boros Collection, Berlin © 2002 Olafur Eliasson

Chi è quindi Olafur Eliasson?

Dopo aver visitato la mostra e aver attraversato forme geometriche e illusioni ottiche, giochi di luce ed esperienze sensoriali, cosa resta della mostra al visitatore? Per colui che non ha mai sentito parlare di Olafur Eliasson la scoperta di un nuovo artista che ama sperimentare in ambiti diversi, e per chi lo segue da anni, la indiscussa conferma della naturale genialità e passione che spinge l’artista danese a portare avanti le sue ricerche e battaglie, soprattutto a favore dell’ambiente. Una sperimentazione che ha come fil rouge la percezione dell’ambiente che ci circonda.

www.tate.org.uk/tate-modern/exhibition/olafur-eliasson

Immagine in evidenza: Olafur Eliasson, Your uncertain shadow (colour), 2010, HMI lamps (green, orange, blue, magenta), glass, aluminium, transformers, dimensions variable. Photo: María del Pilar García Ayensa / Studio Olafur Eliasson. Thyssen-Bornemisza Art Contemporary Collection, Vienna © 2010 Olafur Eliasson

  • Olafur Eliasson, Moss wall, 1994, reindeer moss, wood, wire, dimensions variable. Installation view: Tate Modern, London, 2019. Photo: Anders Sune Berg. Courtesy the artist; neugerriemschneider, Berlin; Tanya Bonakdar Gallery, New York / Los Angeles © 1994 Olafur Eliasson
  • Installation view of Olafur Eliasson: In real life at Tate Modern from 11 July 2019 – 5 January 2020. Photo by Anders Sune Berg
  • Olafur Eliasson, Beauty, 1993, spotlight, water, nozzles, wood, hose, pump, dimensions variable. Installation view at Moderna Museet, Stockholm, 2015. Photo: Anders Sune Berg. Courtesy of the artist; neugerriemschneider, Berlin; Tanya Bonakdar Gallery, New York / Los Angeles © 1993 Olafur Eliasson